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Dar peso alle parole, oltre che al gusto

Blog e Ricette
Un po’ di gusto e di gentilezza non guastano mai, come nel nuovo racconto balsamico, che vede protagonista un balsamico dal profumo speciale.

“Salve, due etti di cotto.”
Una ragazza alza lo sguardo dalla lista della spesa e con occhi di fuoco incenerisce quella signora piena di braccialetti tintinnanti che con tanta leggerezza le ha rubato il posto al banco dei salumi.
“Scusi ma le sembra il modo? Non ha nemmeno preso il numero! Se permette, è il mio turno.”
“Guardi non si scaldi tanto che mi stanno già servendo. Quando avrò finito toccherà di nuovo a lei.”

Lucrezia osserva la scena con una mescolanza di irritazione e compassione. La prepotenza a cui sta assistendo, quella convinzione che il proprio tempo sia più prezioso di quello degli altri, le fa stringere i denti. Allo stesso tempo un’altra sensazione si insinua dentro di lei a un livello più profondo: la consapevolezza dell’ingiustizia.

Perché la vita sembra sempre incline a favorire coloro che alzano la voce più forte? Perché chi si fa spazio a gomitate viene premiato mentre chi aspetta educatamente il proprio turno è costretto a subire? Queste domande le bruciano dentro più del sole che fuori dal negozio comincia a scaldare le giornate e riempire l’aria del profumo della primavera. È come se il mondo stesso fosse ingiusto, come se la bilancia della giustizia fosse inclinata sempre dalla parte sbagliata. Ma Lucrezia sa che non può consentire alla rabbia di prendere il sopravvento: non può risolvere l’ingiustizia con ulteriori soprusi né permettersi di perdere il posto di lavoro. Ciò che può fare invece è agire secondo i suoi principi, mantenere la calma e cercare di correggere almeno una piccola parte di quella distorsione. Così, con un sospiro che porta via un po’ della tensione accumulata in quel banco salumeria vicino al centro di Modena, decide.

Si rivolge alla ragazza con gentilezza: “Mi scusi per l’attesa, signorina. Cosa posso darle?” Poi, con un sorriso forzato ma cortese, guarda la signora arrogante piena di braccialetti tintinnanti: “Se desidera essere servita, le consiglio di prendere il numero. È il modo più equo per tutti.”

“La ringrazio. Guardi le chiedo crudo, salame toscano, pancetta, stracciatella, brie e pecorino morbido. Devo fare un mix di bruschette con un Aceto Balsamico al profumo di ciliegio e gelso che è la morte sua! Ormai è il mio cavallo di battaglia alle cene con amici…”
“Olé! Ma una dieta no? A me serviva solo un po’ di prosciutto cotto!”
“Signora il prosciutto ce l’ha davanti agli occhi se non si rende conto della figura che sta facendo! E ora vada, che siamo state fin troppo gentili”, esclama Lucrezia. Perché va bene scegliere la via della civiltà anche di fronte all’arroganza, ma quando qualcuno insiste è bene mettere in evidenza la maleducazione per fermarla sul nascere, altrimenti crescerà sempre, proprio come un’erba cattiva infesta i terreni ai primi caldi. E mentre taglia le fette di crudo, una piccola speranza si fa strada nel cuore di Lucrezia: forse, un gesto alla volta, si può contribuire a rendere il mondo un po’ più giusto.

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